Tortino al cioccolato e arancia con il cuore tenero

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Il tortino al cioccolato e arancia con il cuore tenero è un dolce che ricorda moltissimo la torta tenerina tipica di Ferrara con il suo interno morbido e cremoso che avvolge il palato con un gusto fondente. Ormai ogni ristorante che si rispetti lo contempla sul proprio menu declinato in diverse varianti:

  • All’arancia
  • su letto di crema
  • al peperoncino
  • servito col gelato
  • con lo zenzero
  • con frutti di bosco etc etc.

Oggi io vi propongo la mia versione preferita: ” tortino fondente all’arancia su letto di crema alla vaniglia e con una parte croccante di mandorle dolci ed amare”.

Io lo A_D_O_R_O!

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Ingredienti per quattro tortini:

una fialetta di aroma all’arancia

150 grammi di cioccolato fondente almeno al 70%

80 grammi di zucchero a velo

22 grammi di farina

2 uova e un tuorlo

8 grammi di cacao amaro  in polvere

Per la crema:

Una bacca di vaniglia

2 tuorli

mezzo litro di latte

3 cucchiai di zucchero semolato

un cucchiaio di farina

Per gli stampi:

burro

cacao amaro

Per la guarnizione:

Un caco- mela

mandorle amare ridotte in scaglie

mandorle dolci ridotte in scaglie

zucchero a velo

Procedimento

Far sciogliere a Bagnomaria il cioccolato fondente e in seguito aggiungervi la fialetta all’arancia e il burro tagliato a tocchetti e far raffreddare per cinque minuti.

Nel frattempo montare,  con l’aiuto di fruste elettriche, le uova con lo zucchero a velo fin quando non diventeranno spumose e aggiungervi il composto di burro e cioccolato preparato precedentemente.

Aggiungere la farina e il cacao in polvere e continuare a lavorare il composto con le fruste fin quando non risulterà denso e omogeneo.

Imburrare quattro stampi in alluminio e spolverarli con il cacao amaro e non con la farina in modo che il colore marron scuro, quasi nero, dei tortini non venga alterato.

Versare il composto all’interno degli stampi lasciando il margine superiore libero per evitare che l’impasto fuoriesca durante la cottura. Sarà sufficiente riempire poco più della metà ogni stampino.

Ora, riponiamo in frigo gli stampi contenenti l’impasto dei tortini e dedichiamoci alla preparazione della crema per  creare” il letto” che ospiterà il tortino.

Facciamo intiepidire il latte sul fuoco con mezza bacca di vaniglia aperta e raschiata con il coltello.Prepariamo la crema frullando lo zucchero e la farina con le uova, e incorporando il latte tiepido molto lentamente facendo attenzione che non si formino dei grumi. In seguito, cuociamo a fuoco basso girando continuamente il composto finché  non otterremo la consistenza desiderata che per formare il letto dovrà essere abbastanza liquida.

Lasciar raffreddare la crema con un velo di carta da forno a contatto con la superficie per evitare che quest’ultima solidifichi.

Questo dolce dovrà essere cotto e servito al momento della consumazione in modo che il letto di crema freddo si fonda e si confonda con l’interno caldo e avvolgente del tortino.

Quando, dunque, saremo pronti per consumare il dessert, inforniamo i tortini in forno molto caldo e cuociamoli a 180 gradi per tredici minuti.

Prepariamo il letto di crema, rovesciamoci il tortino all’interno e spolveriamo con zucchero a velo e scagliette di mandorle.

Guarniamo il piatto con delle fettine di caco- mela ritagliate con un taglia- biscotti e buon appetito!

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La passione di Manuela: Strudel goloso alle Mele, cioccolato e arancia.

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Amo lo Strudel! Lo amo davvero dal profondo del cuore quando è appena tiepido e in contrasto con un fresco gelato o un letto di crema all’arancia o alla vaniglia! Mi piace in tutti modi dal più semplice mela e cannella a quello più originale e ricercato.

Per me ha il sapore di un viaggio fra i castelli in luminose mattine di un marzo di qualche anno fa a Monaco di Baviera. Mi ricorda le ambientazioni delle fiabe, le montagne, i gusti affumicati, il sidro di mele, i bretzel caldi, i canederli, l’odore di birra e di salumi.

I mercatini colorati, la frenesia mattiniera del voler vedere e fare tutto e la stanchezza spossante serale in albergo.

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Germania

A Monaco ho assaggiato strudel di tutti i tipi e con vari accompagnamenti: panna, gelato, creme, fonduta di cioccolato….

Oggi vi propongo una versione ideata da me qualche anno fa e super collaudata. La dedico alla mia amica Manuela a cui è piaciuta davvero tanto!

Ingredienti per 8 mini strudel:

230 grammi circa di pasta sfoglia

due mele

80 grammi di burro

10 biscotti tipo digestive

70 grammi di Cioccolato fondente

estratto d’arancia q.b.

5 cucchiai di Scaglie o granella di mandorle tostate

pane grattugiato q.b.

Procedimento:

Tagliare a tocchetti molto piccoli le mele e metterle all’interno di una casseruola. Unirvi lo zucchero e il burro e far cuocere a “fuoco lento” fino a completo scioglimento del burro.

Aggiungere al composto i biscotti grattugiati, le mandorle e l’estratto di arancia e amalgamare bene il tutto e farlo raffreddare.

Stendere la pasta sfoglia e tagliarla in otto rettangoli. Disporre sopra ogni rettangolo alcuni pezzetti di cioccolato fondente e un cucchiaio o due di composto.

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Cospargere con poco pane grattugiato e chiudere ogni sfoglia su se stessa in modo che la giuntura rimanga rivolta verso il basso.Sul lato opposto praticare delle incisioni. Aver cura di sigillare bene i bordi onde evitare la fuoriuscita del ripieno durante la cottura. Spennellare ogni strudel con il latte in modo da farvi aderire una manciata di  granella di mandorle.

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Infornare in forno preriscaldato a 180 gradi fino a completa doratura, far raffreddare, cospargere di zucchero a velo e servire in accompagnamento al gelato, su un letto di crema o in periodo invernale accompagnato ad una fonduta di cioccolato. Buon appetito!

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La regina di Pasqua: la Pastiera Napoletana

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Perdonate il mio ritardo nel pubblicare la ricetta del dolce che allieta da sempre la Pasqua della mia famiglia. Chissà in quanti  l’avranno cercata in rete e  io, invece, distratta da mille cose ho tardato nella pubblicazione. Questo dolce è la pastiera napoletana! I miei nonni materni avevano, infatti, un’amica Napoletana che in occasione della Pasqua ci regalava sempre una Pastiera! La confezionava, come impone la tradizione, il Giovedì Santo  in modo che fosse perfetta, nella fusione armonica dei suoi ingredienti, per essere consumata il giorno di Pasqua. Rimaneva a fare bella mostra di se sul mobile alto del salotto in modo che io, a quei tempi piccina, non potessi arrivare a staccare qualche pezzetto di frolla o a portare via con il dito un po’ di zucchero a velo! Verso i quindici anni decisi di confezionare io la mia prima pastiera per farne dono a qualche amica e così, tramite mia nonna, ottenni la ricetta. A quei tempi credevo di possedere la ricetta originale poiché mi era stata svelata da un’autentica napoletana ma poi, col tempo, ho appreso che non esiste una ricetta originale di questo dolce e  che ogni famiglia ha la sua pastiera. Ne ho assaggiate tante da allora e nessuna, infatti, si somiglia. Alcune hanno un gusto intenso di fiori d’arancio, in altre si sente preponderante il gusto speziato della cannella, in altre ancora la consistenza granulosa è più pronunciata e così via.

La ricetta più gradita al mio palato, fosse anche solo per una questione nostalgica, rimane però quella della pastiera sul mobile alto del salotto! Valorizzata dall’attesa della Pasqua e  da una antica leggenda che avvolgeva le sue origini. Non c’è nulla di meglio di una leggenda e del rito dell’attesa per far apprezzare un dolce ad un bambino! Si ha l’impressione di mangiare qualcosa di magico, qualcosa di raro e prezioso. Questa leggenda attribuisce la paternità della pastiera agli Dei e narra la storia di  una Sirena che abitava nel golfo fra Posillipo e il Vesuvio  e che ogni primavera emergeva dalle acque per allietare col suo canto  gioioso le genti del golfo. Queste ultime per riconoscenza fecero dono alla sirena di tutti gli ingredienti della pastiera.

Uova come simbolo della ciclicità della vita

Ricotta come omaggio dei pastori e dei loro animali

Fiori d’arancio in rappresentanza dei migliori profumi della terra

Grano e latte come omaggio dei due mondi: vegetali e animali

Farina come dono della campagna

Zucchero come ricompensa della dolcezza del suo canto

Spezie come dono dalle terre più remote

La sirena  ricevette  questi preziosi doni direttamente dalle mani delle sette fanciulle più belle che abitavano quelle terre e li depose ai piedi degli Dei che li trasformarono  appunto nella Pastiera.

Da allora ho avuto modo di ascoltare tante altre storie legate a questo dolce. Un’amica, ad esempio. mi raccontò una versione un po’ diversa da quella che vi ho raccontato.

In questo racconto, a far dono degli ingredienti della pastiera  sono le mogli dei pescatori che li offrono al mare per renderlo calmo affinché i loro mariti tornino  sani e  salvi a casa. Gli uomini tornarono a casa sani e salvi e il mare con le sue dolci onde mischiò gli ingredienti e restituì alle donne la pastiera.

La leggenda e le sue tante versioni diverse rimangono sempre  fantasie e  favole che si  perdono nei tempi ciò che invece sembra plausibile è che la pastiera tragga la sua origine in tempi pagani legati al culto di Cerere, divinità che rappresentava la madre terra e la sua fertilità i cui doni erano appunto fiori, frutta e esseri viventi e che era rappresentata come una donna con in capo una corona di spighe e un canestro colmo di grano. La tradizione del grano o farro frammisto alla ricotta richiamerebbe anche il  rito del matrimonio Romano.

Con l’avvento del Cristianesimo la storia di questo dolce si legò indissolubilmente alla festa Cristiana primaverile della Pasqua e in quanto dolce Pasquale fu preparata in tanti Monasteri.

Una storia più recente narra che Maria Teresa D’Austria, moglie di Ferdinando II conosciuta per essere una donna poco affabile e assai poco avezza al sorriso sorrise per la prima volta nell’assaggiare questo dolce. Si narra che Ferdinando secondo assai colpito dall’evento disse: “ Per far sorridere mia moglie ci voleva la pastiera, ora dovrò aspettare la prossima Pasqua per vederla sorridere di nuovo”.

I miei amici e parenti per fortuna sorridono più spesso ma il momento della pastiera rimane comunque uno dei più felici e più conviviali della nostra pasqua in famiglia.

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Ingredienti per una pastiera di medie dimensioni:

Per la pasta frolla:

  • 300 gr di farina
  • 3 tuorli d’uovo
  • 150 grammi di zucchero
  • 150 grammi di burro
  • La scorza di mezzo limone non trattato chimicamente.

Per il Ripieno:

  • 80 grammi di orzo perlato (oppure 200 grammi di orzo in barattolo già messo in acqua)
  • Mezzo litro di latte
  • 350 gr di ricotta
  • 100 gr di cedro candito
  • Un pizzico di cannella
  • 150 gr di zucchero
  • La scorza di un’arancia grattugiata
  • Due tuorli d’uovo
  • Acqua di fior d’aranci

Per guarnire:

Albume d’uovo

Zucchero a velo.

Procedimento:

Disponiamo  a fontana la farina e lo zucchero su una spianatoia e versiamo all’interno il burro leggermente ammorbidito, le uova e la scorza di limone grattugiata. Impastiamo fino ad ottenere un impasto omogeneo e formiamo una palla che lasceremo riposare, avvolta nella pellicola trasparente, in frigo per venti minuti.

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Passiamo a preparare il ripieno.

Mettiamo in una casseruola il latte, l’orzo e la scorza d’arancia e facciamo cuocere finché il grano non avrà assorbito tutto il latte. In un contenitore capiente amalgamiamo la ricotta con lo zucchero, i tuorli d’uovo, l’acqua di fior d’aranci, la cannella, il cedro candito l’orzo ormai freddo e la scorza d’arancia.

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Prendiamo la pasta frolla e stendiamo il primo strato nella tortiera, imburrata e infarinata, tenendo i bordi un po’ più consistenti. Versarvi all’interno il composto di grano e ricotta e ricopriamo con strisce ricavate con la pasta rimasta. Io oggi ho optato per l’aggiunta di qualche decorazione pasquale  in pasta frolla modellata con delle formine per biscotti. Spennelliamo con l’albume d’uovo e inforniamo in forno preriscaldato a 180 gradi fino ad ultimare la cottura.

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Sforniamo e lasciamo raffreddare per poi spolverarla con lo zucchero a velo.

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Is Caschettas

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Quando ho organizzato la festa del mio matrimonio avevo tante incertezze e tre sole sicurezze: Desideravo festeggiare in una casina di pietra immersa nel verde,  i fiori sarebbero stati  lisianthus bianchi e rose lilla e fra i dolci ci sarebbero state le Caschettas.

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Le Caschettas  sono dei dolci Sardi della zona di Aritzo e Belvì   dette appunto: “Dolci della Sposa”. Questi dolci hanno una forma particolare (in quanto arrotolati come una serpentina) e sono davvero bellissimi e buonissimi oltre che benauguranti. Gli ingredienti principali sono le nocciole e il  miele. Oggi vi darò la ricetta per prepararle  per sei persone.

Ingredienti per sei persone:

600 grammi di farina 00

300 grammi di nocciole di Aritzo

200 grammi di miele sardo di corbezzolo

La scorza di un limone biologico grattugiata

Un pizzico di sale

Acqua tiepida q.b.

Un goccio di liquore “Villacidro”

Procedimento:

Preparare la pasta violata impastando la farina con lo strutto e acqua  tiepida sino ad ottenere un impasto omogeneo ed elastico che andrà fatto riposare per venti minuti e poi  reso sottilissimo con l’uso di una sfogliatrice per la pasta fatta in casa. A parte preparare il ripieno. In un contenitore capiente mettere le nocciole tostate e macinate, il miele, la scorza del limone e il liquore e amalgamare il tutto. Formare con una rotellina tagliapasta sfoglie allungate che dovranno essere riempite con l’impasto ripiegandone poi i bordi, in modo da contenerne il ripieno, e dovranno poi essere arrotolate fino a formare delle serpentine. Far cuocere in forno a meno di 100 gradi. Le caschettas, inoltre, potranno essere decorate con delle palline di zucchero colorate.

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Amiche e Peccati di Gola…

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A volte le giornate grigie e senza sole, quelle in cui sei vittima del tran tran quotidiano e ti sembra di sapere già come andranno a finire possono, invece, sorprenderti e illuminarsi di una luce abbagliante! Basta qualcosa di imprevisto che rompa la monotonia! Basta un pensiero di affetto dalle persone a cui vuoi bene… Ebbene, da poco ho vissuto uno di quei rari e perciò fantastici giorni in cui questa alchimia si è compiuta! Qualche giorno fa, infatti, tornando a casa dopo una giornata di pioggia e apparentemente routinaria ho trovato una meravigliosa sorpresa! Le mie splendide amiche  e colleghe enogastronome Anna, Claudia e Letizia, mi avevano spedito dalle Marche una grande scatola con all’interno due prodotti  a cui durante il Master ero particolarmente affezionata: lo zucchero aromatizzato e il Pink! Il Pink è uno Spumante Rosato Brut della  piccola cantina marchigiana di S. Strogolo  spumantizzato con metodo Martinotti e composto al 90% da  Montepulciano e per il rimanente 10% da Sangiovese. Ho sempre adorato la sua femminilità con il suo colore rosa tenue, la sua freschezza, il  fine perlage e i suoi aromi di pesca, mela e miele. Un vino così non poteva che chiamarsi Pink! Non vi tedierò con ulteriori dettagli sul vino ma aggiungerò soltanto che oggi lo amo ancor di più perché legato a momenti felici e spensierati, al ricordo di affetti autentici e di notti magiche in riva al mare a Porto Recanati, ad aperitivi nei locali fatti più di chiacchiere che di vino! Chiacchiere di vino, di cibo, d’amore e di vita in generale.

Gli zuccherini poi…parlano da soli!!! Evocano il pensiero delle tisane alla frutta e spezie consumate fra una chiacchiera e l’altra in pigre giornate invernali. Oggi però l’ispirazione è stata tutt’altra! Ho trovato in una piccola bottega vicino casa una piccola cassettina colma di invitanti fragolone di un intenso e profondo color rosso acceso! Non ho potuto e saputo trattenermi!

Le ho portate a casa con la felicità e l’amore di un bambino  che raccoglie un gattino bagnato dalla pioggia per portarlo a casa!  Ho poi comprato una panna fresca di produzione locale e la magia era completa ancor prima di assemblare gli ingredienti! Ho montato la panna con lo zucchero aromatizzato ai frutti di bosco, ho lavato e tagliato le fragole “et voilà” ingrasso solo a guardarla!

fragole con panna

Fra l’immagine in pieno stile Bridget Jones, che se le mangia da sola sul divano di casa piangendo se stessa, e quella della “femme fatale” (decisamente meno sfigata), che se le mangia con il marito accompagnate da un bicchiere di vino, ho  preferito  senza ombra di dubbio la seconda e, dunque, ho deciso di aspettare che tornasse a casa Antonio (mio marito) prima di aggredire questa bontà. Ovviamente la dieta comincia da domani….Ora vi lascio…ho ancora il pink che mi aspetta!

Parrozzo Abbruzzese.

sacher - Copia 

Il Parrozzo detto anche panrozzo è un dolce tipico  pescarese immancabile sulle tavole Natalizie. A me ricorda l’infanzia. Le sorelle di mio nonno ce lo spedivano dall’Abruzzo in Sardegna in un grosso pacco contenente, oltre il parrozzo,  tante altre prelibatezze come, ad esempio, l’ Aurum, i raviolini fritti con marmellata d’uva e di ceci, marmellata d’uva detta ” sclucchiata” e altri piccoli regali gastronomici. Era una gran festa quando il giorno di Natale dopo pranzo aprivamo il ” paccone” e trovavamo il bottino! Mio nonno raccontava, orgoglioso delle tradizioni della sua regione, che il parrozzo era il dolce preferito di D’Annunzio e che quest’ultimo lo assaggiò per primo poichè il suo ideatore Luigi D’amico scelse l’amico D’Annunzio per la grande prova d’assaggio.  Nel 1920, infatti, Luigi D’Amico che gestiva un laboratorio di pasticceria a Pescara volle ricreare con questo dolce le sembianze del pane rustico, un pan rozzo appunto e riprodusse così il colore giallo grano con quello delle uova, e il bruno della crosta della pagnotta cotta nel forno a legna con il colore intenso del cioccolato.

Gabriele d’Annunzio, ne rimase estasiato  e gli dedicò anche  un sonetto “La Canzone del Parrozzo.

“È tante ‘bbone stu parrozze nove che pare na pazzie de San Ciattè, c’avesse messe a su gran forne tè la terre lavorata da lu bbove, la terre grasse e lustre che se coce… e che dovente a poche a poche chiù doce de qualunque cosa doce…”

Ricordo che noi lo mangiavamo ” inzuppato” nell’ Aurum ….Quanti ricordi dei natali coi nonni legati a questo dolce!!!  Oggi io propongo la mia rivisitazione personale e più “bassa”(non a forma di cupola ma a forma di torta) di questo dolce a me tanto caro che include una bagna a base d’ Aurum per salvaguardare la mia tradizione familiare e una marmellata d’arancia con scorzette e qualche frolla per guarnire! Buon appetito!

Ingredienti:

  • 6 uova
  • 250 gr di zucchero a velo
  • 150 gr di mandorle tritate
  • 150 gr di semolino
  • 1 tavoletta di cioccolato fondente
  • 1 fialetta di aroma d’arancia
  • 1 arancia
  • Aurum
  • marmellata d’arancia con scorzette

Procedimento:

Tritare le mandorle e mischiarle al semolino e al succo d’arancia. Montare i tuorli con lo zucchero e aggiungere le chiare montate a neve.Versare nello stampo imburrato e infornare a 120 gradi. Lasciar raffreddare e poi farcire  con  una bagna a base d’Aurum e la marmellata d’arancia con scorzette scaldata a bagno maria.

In seguito scaldare il cioccolato con un po’ d’acqua e la fialetta di aroma all’arancia a bagnomaria.

Aggiungere una noce di burro  al cioccolato e versarla sul dolce livellandola. Spolverare con “codette” al cacao e decorare il bordo con delle piccole frolle al cioccolato.

Torta della Nonna

torta della nonna

Ingredienti

Per la pasta frolla:

  • 600 gr di farina
  • 300 gr di zucchero
  • sei tuorli e due albumi
  • 300 gr di burro
  • la buccia di un limone non trattato chimicamente

Per la crema:

  • 2 uova
  • mezzo litro di latte
  • un cucchiaio di farina
  • due cucchiai di zucchero
  • la scorza di un limone grattugiato non trattato chimicamente.

Per guarnire:

  • pinoli
  • latte
  • zucchero a velo

Procedimento:Creare una montagnetta di farina, zucchero e buccia grattugiata di limone sulla spianatoia e praticarvi una piccola buca al centro in cui versare le uova e il burro in fiocchetti.  Lavorare brevemente l’impasto, avendo cura di non scaldarlo troppo con le mani. Dividere l’impasto in due parti e  formare due sfere di impasto  che verranno involte nella pellicola per alimenti e riposte in frigorifero per circa un’ora.

Procedimento per la crema :

Nel frattempo prepariamo la crema frullando lo zucchero con le uova e la farina e incorporando il latte molto lentamente facendo attenzione che non si formino dei grumi. In seguito, cuocere a fuoco basso girando continuamente il composto finché  si otterrà la consistenza desiderata e non necessariamente fino all’ebollizione. Lasciar raffreddare con un velo di pellicola a contatto con la superficie esposta della crema per evitare che quest’ultima solidifichi.

Togliere dal frigo l’impasto precedentemente preparato.

Mettere della carta da forno bagnata e  ben strizzata all’interno di una teglia e stendervi sopra con le mani la prima sfera di pastafrolla tenendola alta sui bordi. Bucherellare la pasta frolla con una forchetta e farcire con la crema livellandola con una spatola. Stendere su una spianatoia infarinata la seconda sfera di pastafrolla, bucherellarla con l’aiuto di una forchetta e disporla sulla tortiera sopra l’altra pasta frolla con la crema e ripiegare il bordi della pastafrolla inferiore su quella superiore. Spennellare la superficie con il latte per farvi meglio aderire i pinoli. Infornare in forno preriscaldato a 80 gradi e far cuocere fino a doratura. Aspettare che si raffreddi , sformarla e spolverarla con abbondante zucchero a velo.

Torta Mimosa

torta mimosa

La torta mimosa è una torta coperta di pezzetti di pan di Spagna che ricordano i fiori della mimosa. L’8 Marzo giorno della festa della donna le vetrine delle pasticcerie si colorano di giallo e mostrano fiori di mimosa e torte di un intenso color giallo ispirate a questo fiore.

La mimosa, infatti, divenne il fiore simbolo della festa della donna (in Italia) nel 1946, quando le femministe italiane dell’UDI (Unione Donne Italiane), preparando la prima Festa della Donna del dopoguerra, decisero di scegliere la Mimosa come simbolo della festa. Il suo colore giallo- energia  e il fatto che fiorendo a Marzo fosse a buon mercato sono stati molto probabilmente fattori determinanti della scelta! Quando si pensò ad un dolce che potesse commemorare questa ricorrenza ci si ispirò, dunque, subito alla mimosa! Ma come fare? La mimosa si sa è un fiore velenoso….non poteva, dunque, essere utilizzata come ingrediente, così si scelse di riprodurne le sembianze con un pan di Spagna tagliato a pezzetti e cosparso sulla superficie della torta. Io oggi vincerò la mia “ritrosia” nel preparare una torta con un numero di uova a dir poco spaventoso solo in nome del suo gusto inconfondibile e della sua morbidezza e perché no? di noi donne.

Ingredienti:

Per i due pan di Spagna 22 cm di diametro :

200 gr di farina

40 gr di fecola di patate

4 uova e 8 tuorli

220 gr di zucchero

Per la crema:

2 tuorli

tre cucchiai di farina

2 cucchiai di zucchero

1 litro di latte

la scorza di un limone

300 ml di panna fresca da montare

per la bagna: crema di limoncello

Procedimento:

Mettere le uova  intere e lo zucchero in un contenitore capiente e frullare fino a quando il composto diventa ben gonfio e spumoso. A questo punto aggiungere gli otto tuorli e continuare a frullare. Mischiare la farina alla fecola e poi versarle a poco a poco incorporandole al composto con una spatola e effettuando dei movimenti dal basso verso l’alto in modo da “gonfiare d’aria” il composto. Imburrare e infarinare due teglie e versarvi all’interno il composto suddividendolo in parti uguali fra le due teglie. Preriscaldare il forno e infornare a 180 gradi fino a quando le torte non supereranno la prova dello stecco (spiedino di legno lungo), ovvero pungendole lo stecco verrà estratto pulito.

Nel frattempo che le torte raffreddano, preparare la crema.

Prepariamo la crema frullando lo zucchero con le uova e la farina e incorporando il latte molto lentamente facendo attenzione che non si formino dei grumi.  Aggiungere la scorza di un limone senza grattugiarla. In seguito, cuocere a fuoco basso girando continuamente il composto finché  si otterrà la consistenza desiderata e non necessariamente fino all’ebollizione. Lasciar raffreddare con un velo di pellicola a contatto con la superficie esposta della crema per evitare che quest’ultima solidifichi.Una volta fredda incorporarvi la panna montata ben ferma.  Sformare le torte e togliere ad entrambe le torte la parte superficiale spogliandole dalla parte dorata e facendo affiorare il colore giallo dell’interno. Tagliare a piccoli cubetti una delle due torte mentre l’altra tagliarla a metà orizzontalmente. Mettere la bagna all’interno della torta e nello strato superiore utilizzando un pennello da pasticceria.  Farcirle la con la crema in mezzo, in superficie e sui bordi e poi disporvi sopra i quadratini dell’altra torta fino a formare una mimosa. Mettere la rimanente bagna in un erogatore spray da pasticceria e spruzzarla sull’intera torta senza abbondare. Mettere in frigo  per almeno un’ora e servire a temperatura ambiente.

Crema di Banana all’aroma di mandorle

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La crema alla banana aromatizzata alle mandorle è una crema facile e veloce che potrà anche essere servita come merenda ai bambini poiché sana e priva di grassi oppure impiegata con successo nella preparazione  e farcitura di dolci e torte.

Ingredienti:

  • 1 banana
  • 5 cucchiaini colmi di zucchero di canna integrale
  • 2 cucchiai colmi di farina
  • mezzo litro di latte a basso contenuto di lattosio
  • 1 fialetta di aroma alla mandorla

Procedimento:

Sbucciare e tagliare in 5 pezzi la banana e metterla in una pentola. Aggiungere lo zucchero, la farina,  la fialetta di aroma e una parte del latte (circa un  bicchiere). Frullare il tutto con un frullatore ad immersione finché non risulterà omogeneo e la banana sarà completamente frullata e aggiungere il rimanente latte. Porre sul fuoco a fuoco lento e far addensare mescolando continuamente.

Servire anche calda e accompagnata da qualche biscotto oppure aspettare che si raffreddi e farcire i dolci a piacere.

Consiglio: se non siete state molto brave e nella vostra crema si è formato qualche grumo potrete “aggiustarla” frullandola nuovamente prima di servirla.

Brioche intrecciata

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La brioche è una pasta lievitata sofficissima generalmente preparata con tanto burro, uova, farina, lievito di birra oppure con pasta madre. In Italia, conosciamo specialmente la sua versione dolce a forma rotondeggiante e con la strisciolina di crema pasticcera cotta e la granella di zucchero che si accompagna bene al cappuccino all’ora di colazione!  In alcune regioni chiamano brioche anche il cornetto nonostante l’impasto sia indubbiamente  differente.Ma in altre tradizioni gastronomiche esistono anche le brioche a forma di trecce e di corone oltre alle versioni  salate. Oggi proporrò una brioche dolce in forma di treccia variegata alla marmellata, con uvette e del tutto priva di burro.

Ingredienti:

  • 400 gr di farina bianca
  • 1 dl di latte tiepido
  • una bustina di lievito di birra disidratato
  • 2 uova
  • sostituire i 120 gr di burro con altrettanti di olio di girasole
  • 70 gr di zucchero
  • la buccia di un limone grattugiato
  • un barattolo di marmellata all’arancia con scorzette
  • un cucchiaio di uvetta sultanina
  • granella di zucchero q.b.

 

Procedimento: Mettere la farina mischiata con il lievito , lo zucchero e la raschiatura del limone all’interno di un contenitore molto ampio.  versarvi al centro, le uova, il latte, l’olio e impastare rapidamente fino ad ottenere un composto omogeneo. Modellare l’impasto a forma di  palla e lasciarlo riposare all’interno del contenitore  per almeno tre ore in un luogo caldo coperto con un canovaccio umido.

Passate tre ore infarinare la spianatoia e  stendere l’impasto in una sfoglia sottile e con una spatola spalmarvi sopra la marmellata.

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Aiutandosi con della farina, arrotolare la sfoglia sino a formare un bastoncino lungo. Dividerlo in due parti nel senso della lunghezza e acconciarle in forma di treccia. spennellare la superficie con del latte e disporvi sopra le uvette e una manciata di granella di zucchero.