Tour emozionale: Pane, grano e spiritualità in Sardegna.

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Un’antica leggenda narra che in un tempo assai remoto la Sardegna era abitata da piccole fate le “janas”. Le “janas” erano creature magiche e misteriose detentrici di scienza e sapere la cui dimora consisteva in una grotticella artificiale di pietra. Un giorno queste creature decisero di sviare i passi di una giovane donna dalla strada battuta e di condurla così presso le loro grotticelle. Il loro intento era amichevole: volevano insegnarle i segreti della panificazione di un pane magico: il pane carasau e donarle una ”matrice miracolosa” che nascosta nella farina  e mischiata con dell’acqua  avrebbe  aumentato il volume dell’impasto. Così  nel segreto della grotticella, nell’utero della terra, da elementi magici come acqua purissima di sorgente, terra (grano dorato), aria (incorporata con il lievito) e fuoco sarebbe nato l’ alimento perfetto: il Pane. La donna apprese la ritualità, si sentì responsabile depositaria del segreto delle fate e custode della preziosa matrice che tutto moltiplica e tutto trasforma. Le fate le dissero che quel lievito madre avrebbe dovuto essere tramandato di generazione in generazione e “rinnovato” ad ogni impasto. Così da allora le donne depositarie di questo segreto, della matrice e del rito rinnovano giorno dopo giorno quest’arte panificatoria. La leggenda non sarà mai niente di più che una fiaba ciò che risponde a verità è invece la dimensione magico-religiosa che riveste in Sardegna un alimento come il pane che non è mai stato solo un semplice alimento. Il pane, infatti, è stato semantizzato di contenuti culturali. È rito, mito, leggenda! È incrocio di sacro e profano! In una Sardegna che ha restituito resti di epoche precedenti legati al pane come: pintaderas, contenitori per la conservazione dei cereali, bronzetti raffiguranti offerenti di pane e che poi è divenuta granaio di Roma e d’Italia  il pane è sempre stato parte di un sistema più ampio.

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In periodo cristiano è diventato corpo di Cristo con la transustanziazione ed è divenuto pane pasquale, pane di Lazzaro, pane delle comunioni, pane del santo, pane degli sposi, pane del battesimo, pane del patrono. Lo scorrere dell’anno cristiano era scandito e scolpito nella pasta del pane. Oggi vi propongo un viaggio spirituale, un viaggio verso il centro e non verso l’altrove, un pellegrinaggio verso il cuore della religiosità isolana e del tempo e dello spazio racchiusi in un pane. Il rito del pane inizia a mezzanotte con una preghiera. L’impasto si segna con una croce per aprirlo alla lievitazione e alla rinascita e resurrezione che porta a nuova vita. Il pane é patrimonio di famiglia e delle genti. Segna miseria e nobiltà. Se bianco è consumo ostentativo di una posizione sociale agiata se nero o finanche di ghianda rappresenta povertà e molto spesso tutto ciò che la famiglia possiede.

Il nostro viaggio inizia in un museo del pane come centro tematico e culturale che dischiude i propri saperi e spiega le valenze culturali di questo scrigno di significati. All’interno del laboratorio dello stesso museo, poi, si metteranno le mani in pasta e si assaporerà la sensazione tattile e in genere sensoriale legata al preparare l’impasto e al modellarlo fra le mani.

Dopo essersi dedicati all’acquisto dei pani rituali e dei libri nel bookshop del museo, si può pranzare al sacco con pani, salumi, formaggi locali e dolci sardi oppure recarsi all’Agriturismo San Giuseppe (menù da 27 euro: antipasti, 2 primi, 2 secondi, dolci sardi, caffè e amari).

Il percorso terminerà nella grotticella in cui tutto ebbe inizio in un continuo rimando fra passato e presente, fra materiale e immateriale fra spirito e “istinto primario del nutrirsi”. Si potranno così visitare le domus de janas di Serbine situate nelle campagne del paese.

Sempre a Borore si potranno visitare due nuraghi a tholos uno dei quali costituisce anche la torre più antica della Sardegna. La torre sud , infatti, è stata datata al  2000 a.C. circa mentre la  torre Nord fu edificata probabilmente intorno al XV secolo a.C. Tutt’intorno immersi nella vegetazione vi sono i resti del villaggio circostante.

Borore ospita anche otto tombe dei giganti  fra le quali spicca quella di Imbertighe riprodotta in numerosi libri e riviste di archeologia.

Informazioni:

  • Museo del pane rituale

indirizzo: viale Baccarini, 08016 Borore (NU)
tel. 0785 879003 – 346.2104437 –
Gestione: Comune di Borore
Biglietto: 2,50 euro
visita guidata 1 euro
laboratorio didattico 5 euro
Orari: Lunedi/Sabato ore 8.00/13.00
Pomeriggi e Festivi su appuntamento
email: info@museodelpanerituale.it

  • Agriturismo San Giuseppe menù da circa 27 euro: antipasti,2 primi,2 secondi,dolci sardi, mirto, limoncello e caffè

località Imbertighe | 08016 BORORE (NU)
Tel. Cell: 338 6637198

  • pasticceria I dolci di nonna Quirica  per l’acquisto di dolci e pani tipici. situata a Borore  in via Roma al civico 30. Tel. 0785 86104

Dolci tipici di Borore sono : pirichitosgiorminos,tumballinastziliccassospirosamarettospitifurros .

Vino: Borore, recentemente è stato riscoperto come terra natìa del vino (Gli scavi effettuati nel 2002, nel sito di “duos nuraghes” hanno, portato in superficie  vinaccioli  antichissimi, carbonizzati dal tempo, databili intorno al 1200 avanti Cristo. Una vera e propria scoperta nella storia enologica che situava la nascita della pratica dell’addomesticazione della vite nell’area caucasica. Ciò, inoltre, ha permesso di identificare il cannonau come autoctono e non frutto di importazione spagnola). In questo piccolo borgo, Dunque, pane e vino ovvero corpo e sangue di Cristo si incontrano.Questo è assai curioso  perché Borore risulterebbe un posto eletto da Dio anche in base alle teorie contenute in un libro scritto da Juan Pedro Quessa Cappay, rettore della parrocchia di Borore e Noragigume, che indica il paesino di  Borore come il primo centro abitato della Sardegna dopo il diluvio universale.

                                                                           Saludi e trigu!

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ESCURSIONE TURISTICA: “Le Fiere donne di Sardegna”

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Scusate l’assenza ma in questi giorni sono stata davvero molto impegnata per un’esercitazione organizzata dal corso che sto seguendo. Sto frequentando un corso che ha ad oggetto l’archeologia e la storia  della Sardegna nonché l’enogastronomia  e altre interessanti materie che mi saranno spero utili per il mio lavoro. In questa esercitazione ho avuto delle compagne di avventura davvero preparate e stimolanti (Giulia Virdis,Laura Pani e Veronica Olla) e oggi ho pensato che dato che si trattava della progettazione di un itinerario turistico in terra sarda, previo loro permesso di pubblicazione, avrei potuto farvene dono sul blog. E allora eccomi qui. Se un giorno vorrete intraprendere un viaggio in Sardegna questo può considerarsi il nostro “ Consiglio di viaggio”. Noi per l’esercitazione dovevamo costruire un viaggio organizzato ma io preferisco suggerirvi delle tappe senza rendervi schiavi di orari o modalità di viaggio. Potrete così seguire le vostre tempistiche coordinandole alle vostre singolari esigenze.Vi consiglieremo un posto per mangiare e per dormire per ogni tappa così sarete voi a poter gestire le tappe in autonomia.

 Il nostro viaggio si intitolerà le fiere donne di Sardegna e sarà un percorso fra quotidiano, sacro e profano declinato al femminile.

   La Storia più remota della Sardegna arrivata ai giorni nostri racconta, infatti, che ancora prima del Dio toro esisteva una Dea Madre che ispirava il sentimento religioso degli allora abitanti della Sardegna. Dunque la Sardegna antica ha un volto di donna, donna  formosa fertile come la terra. Ma la Sardegna è donna anche per un altro importante motivo ovvero è la culla di una civiltà basata sul matriarcato  (Il sistema sociale matriarcale che si attestava sull’evidenza dell’assunto: “mater semper certam” prevede che la discendenza sociale e il possesso dei beni passi per linea materna).  Le donne però non erano solo figure sacre e possidenti ma anche creature magiche. Erano, infatti, streghe permeate di oscuri poteri o donne danzanti come nel rito di S’argia per guarire i malati. Donne con mille ruoli ma prima di tutto mogli e madri.

Queste circostanze hanno dato grande centralità alla figura femminile e, dunque, volendo presentare la vera Sardegna e la sua vera identità culturale abbiamo scelto un percorso con volto di donna che cammina sulle impronte delle donne sarde partendo dalla Dea Madre in un intreccio fra sacro e profano e fra gli usi, costumi e  saperi culinari delle donne dell’isola. Il nostro Itinerario attraverserà tre province diverse ovvero Cagliari, Nuoro ed Oristano. Si visiterà prima Cagliari, poi Aritzo,Belvì, Bidonì e Nuoro percorrendo la SS 131 per un totale di 215 km percorribili in meno di quattro ore complessive. Consigliamo comunque di svolgere il viaggio in tre o più giorni per maggiore relax e soddisfazione.

Itinerario:

Prima tappa.

Il viaggio inizia con una visita al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari in  Piazza Arsenale 1,ove oltre a modellini dei Nuraghe, statue dei famosi giganti di mont’e prama e tanti altri ritrovamenti potremo vedere le statue della dea madre, antica Divinità nelle sue diverse versioni.

Nelle immediate vicinanze  del Museo archeologico troviamo il Museo Etnografico ove potremo visitare la collezione Cocco che fra le altre cose espone gioielli femminili  della tradizione Sarda.

Informazioni:
Indirizzo: Cittadella dei Musei, piazza Arsenale, 1 – 09124 Cagliari
tel. +39 070 684000
Ente titolare: Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Gestione: Soprintendenza ai Beni archeologici per le province di Cagliari e Oristano; cooperativa Novamusa
Orari: 9.00 – 20.00; lunedì chiuso
Biglietto: € 4,00 (dai 25 ai 65 anni ); € 2,00 (dai 18 ai 25 anni); € 5,00 (biglietto cumulativo Museo Archeologico Nazionale + Pinacoteca). Esenzione biglietto fino ai 18 anni e oltre i 65 anni

Informazioni:

Museo Etnografico Regionale Collezione Cocco
Indirizzo: Cittadella dei Musei, piazza Arsenale, 1 – 09124 Cagliari
Ente titolare: Regione Autonoma della Sardegna – Istituto Superiore Regionale Etnografico
Gestione: Istituto Superiore Regionale Etnografico
Orari: 10 – 19; lunedì chiuso
Biglietto: Ingresso libero
Una seconda meta a Cagliari potrebbe essere Viale Bonaria per vedere il Santuario Nostra signora di Bonaria patrona massima della Sardegna e protettrice dei Naviganti a cui i sardi sono devotissimi a causa delle tante grazie profuse nei secoli e alla singolare storia legata alla statua.

Informazioni:

Santuario Nostra Signora di Bonaria,Piazza Bonaria, 2, Cagliari
070 301747

Per mangiare a Cagliari consigliamo Sa Piola

Sa Piola è un piccolo ristorantino a metà fra tradizione e innovazione situato in un vicoletto ai piedi della zona di castello. Il ristorante offre piatti di terra e di mare e d’estate è possibile consumare i pasti all’aperto. Per  ben due anni consecutivi  ha ottenuto la Chiocciola d’Oro di Slow Food grazie ad una scelta identitaria dei piatti e alla valorizzazione delle produzioni locali.

Informazioni:

Sa piola

VICO SANTA MARGHERITA 3
09124 – CAGLIARI (CA)
TELEFONO : 070.666714
CELLULARE : 338.4044382

LUNEDÌ: 12-16/19-24

MARTEDÌ: 12-16/19-24

MERCOLEDÌ: 12-16/19-24

GIOVEDÌ: 12-16/19-24

VENERDÌ: 12-16/19-24

SABATO: 12-16/19-24

DOMENICA: 12-16/19-24

Per dormire a Cagliari consigliamo

Le suite sul Corso

Vittorio Emanuele II, 8, 09124 Cagliari
349 446 9789

Oppure

B&B Parco della Musica situato davanti al centralissimo parco della musica di Cagliari in un’ abitazione di pregio che dispone di due stanze  ognuna con bagno privato.

 Informazioni:

Tel. 3356629529

Turriga@live.it

Seconda tappa.

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Una tappa merita un piccolo paesino di  nome Aritzo ai piedi del Monte Gennargentu noto come meta di turismo montano sia estivo che invernale e per la sagra delle Castagne e delle nocciole che vi si tiene ogni anno ad Ottobre. In  una traversa di via Guglielmo Marconi (via Crispi), fra caratteristiche casette in scisto situate lungo strette e contorte stradine si trova,  proprio nel centro del paese un edificio del settecento  noto come “Sa bovida”. Questo è un antico carcere dell’inquisizione che ospita un piccolo museo delle streghe e delle torture.

 Informazioni:
Indirizzo: via Guglielmo Marconi – 08031 Aritzo
tel. 0784 629801
Ente titolare: Comune di Aritzo
Gestione: Società Cooperativa Giuramentu S.n.c. di Aritzo
Orari: 9.00 – 13.00 e 15.00 – 18.00 (da ottobre a maggio); 10.00 – 13.00 e 16.00 – 19.00 (da giugno a settembre); lunedì, Natale e Pasqua chiuso
Biglietto: € 2,50 (visita museo e carcere spagnolo, visita guidata compresa nel prezzo). Esenzione per bambini fino a 10 anni
Tel.0784 629801

Per mangiare e per dormire consigliamo “Aradonì”,un agriturismo molto caratteristico  immerso in un bosco. L’agriturismo è costruito in scisto secondo lo stile delle antiche capanne dei pastori ovvero le “pinnette” che erano appunto strutture di pietra coperte da frasche.

Questo agriturismo dispone di 6 alloggi matrimoniali. Alcune delle stanze hanno il camino e tutte  sono  arredate col tipico mobilio in Castagno. La cucina proposta è la tipica aritzese ed impiega prodotti locali. Qui sarà possibile assaggiare: “Sa brente e’ samene”, “trattalias” e “cordas”, “Coccoi cun gerda”, la lasagna aritzese “is pijos”, la torta di nocciola, la “Seadas o sebadas” e poi la mia passione ovvero le “caschettes”.

Qui inoltre sarà anche possibile prenotare un istruttore ippico.

Informazioni:

SS295, 08031 Localita Aradonì Aritzo NU
0784 629786

Poi si potrebbe fare sosta nel vicino Belvì presso le Domus de janas di Tonitzò per visitare le  cosiddette case delle fate.

Terza Tappa

Una terza tappa potrebbe farsi a Bidonì piccolo paesino più o  meno di cento anime situato sul lago Omodeo che ospita fra casette di pietra e piccoli viottoli il Museo “S’Omo ‘e sa Majarza” (“La casa della Strega “). Il museo è all’interno dell’edificio del vecchio Municipio e accoglie una mostra sulle streghe e la stregoneria che comprende anche il “Malleus Malleficarum”“Il Martello delle streghe”, un codice pubblicato nel 1486  che rappresenta la guida seguita per tutti gli interrogatori alle streghe e le    famose laminette con le più temibili maledizioni. Al museo è poi possibile vedere il leggendario “ carru de sos Mortos” e “ “sa Filonzana”.

Informazioni:
Museo S’Omo e Sa Majarza, via Monte 9, 09080 Bidonì; telefono: 0783 69044 (Comune), 348 3943842 (cooperativa Polis)
Ente titolare: Comune di Bidonì
Gestione: Polis Società Cooperativa Servizi Sociali e Turistici, via Savoia 49, 09080 Boroneddu
Orari: visite su richiesta
Biglietto: € 3 (intero), € 2 (ridotto e gruppi)
Esenzione biglietto: disabili e accompagnatori, bambini che hanno meno di 6 anni
Nei dintorni di Bidonì sarà inoltre possibile visitare un gran numero di  Domus de janas

Noi consigliamo comunque di pernottare a Nuoro poiché non abbiamo conoscenza diretta di agriturismi o B&B a Bidonì.

Quarta Tappa:

Per cominciare  si potrebbe fare una passeggiata a Nuoro leggendo stralci dei brani di Grazia Deledda con sosta sulla splendida terrazza  dell’ Ortobene. Seguirà una breve visita alla casa di Grazia Deledda.

 Informazioni:

Museo Deleddiano

Via Grazia Deledda, 42, 08100 Nuoro NU
0784 242900

Visita al MAN

La visita all’interno del Museo Man potrà essere focalizzata sulla figura femminile se si sceglie di concentrarsi  sulle opere  di alcuni dei più importanti artisti sardi del Novecento  che hanno messo in luce l’importanza della figura femminile nell’ambito di una nuova visione della Sardegna, mirata alla celebrazione di valori autoctoni e del “primordiale” e basata sulla società matriarcale. Gli artisti in questione sono Antonio Ballero, Filippo Figari, Giovanni Ciusa Romagna, Carmelo Floris, Giuseppe Biasi, Francesca Devoto, Cesare Cabras, Bernardino Palazzi, Maria Lai, Costantino Nivola, De Gonare, Giovanni Canu, Mario Delitala.

Tra le opere sicuramente degne di menzione accenniamo a “Sa Ria” di Antonio Ballero,  con la sua rappresentazione della prefica,fortemente legata alla tradizione popolare sarda delle donne, di riunirsi a piangere per un defunto. Ancora, abbiamo, “Donna con frutta” di Giovanni Ciusa Romagna che testimonia la volontà del pittore di documentare il mondo delle tradizioni popolari diffuse nella sua isola. In particolare egli era affascinato dai costumi femminili.

Il tutto senza trascurare le opere di Giuseppe Biasi importante artista i cui temi adottati risvegliano associazioni immediate con le opere di Grazia Deledda. Infatti, come nei romanzi della scrittrice sarda, anche nei dipinti di Biasi l’evocazione del mondo sardo fa perno sull’ immagine femminile vista come immagine del “primitivo”. Molto suggestiva, l’opera dal titolo “Ragazze di Cabras”.

 Informazioni:

Man Museo D’arte provincia di Nuoro

Via Sebastiano satta 27-08100

390784252110

Orari: 10_13/15-19

Chiuso il lunedì

Info@museoman.it

Il Pranzo Potrebbe essere consumato presso L’agriturismo Camisadu che dista 21 minuti ( in macchina) da Nuoro e presso il quale sarà possibile vedere: L’antico telaio obliquo, il ricamo del fazzoletto olianese, l’angolo dei prodotti naturali ed erbe tintorie e un laboratorio per la preparazione del pane carasau. L’offerta enogastronomica dell’agriturismo Camisadu è da considerarsi fra le più autentiche. Le verdure e i frutti sono coltivati all’interno dell’agriturismo con attenzione alla biodiversità e con metodi di agricoltura biologica. L’ottima qualità del terreno e delle acque di questa zona conferiscono ottima qualità a tutte le produzioni agricole. Qui sarà, ad esempio, possibile assaggiare anche un presidio slow food come la pompia. Questo territorio, situato fra Orgosolo e Oliena, inoltre, è particolarmente vocato per la coltura della vite e per gli antichi saperi che ne presidiano la vinificazione. Qui la vite ha origini molto antiche e i sentori del vino olianese sono assai tipici e riconoscibili. Si narra che D’Annunzio allorquando visitò Oliena all’ inizio del secolo scorso fu talmente affascinato dal Cannonau di Oliena da dedicargli una poesia e da chiamarlo “Nepente” ovvero bevanda che  attenua i dolori fisici e fa dimenticare le sofferenze spirituali grazie ai suoi poteri ipnotici e sedativi. Anche gli insaccati sono a km zero perché le carni vengono allevate, macellate e preparate in loco. La scelta è molto varia e spazia dalle salsicce alle pancette, guanciali, lardo e prosciutti. L’affumicatura avviene bruciando legno di ginepro e questo conferisce un gusto autentico e particolare ad ogni prodotto che rievoca la terra e i suo sentori e aromi. Le carni servite sono porchetto, agnello, capretto, cordula e salsiccia arrostite all’interno di un antico camino. I primi sono tutti confezionati a mano : Maccaronis de busa, ravioli, gnocchetti culurgiones, Ordascia. Avremo, inoltre, una proposta di zuppe con erbette spontanee del posto e l’immancabile pani frattau. Anche i complementi del pasto sono tipici e prodotti fra le mura dell’agriturismo. Il pane carasau viene addirittura preparato insieme agli ospiti e l’olio è di qualità superiore, aromatico, intenso e con il tipico sentore carciofato, prodotto con le olive da loro coltivate. I dolci sono quelli della tradizione e sempre preparati dalla padrona di casa e fra questi viene servita anche l’immancabile Sebadas con il miele.

Informazioni:

Strada vecchia Oliena Orgoloso, 08025 Localita Camisadu Oliena NU
368 347 9502

Nelle vicinanze  dell’Ariturismo presso Orgosolo (30 minuti in auto) si potrà visitare: “Tramas de seda” il laboratorio-museo di Maria Corda dove ancora oggi si alleva il Baco da seta di razza ”Orgosolo”, da cui si ottiene la seta per confezionare poi a telaio su lionzu, copricapo del costume tradizionale femminile di Orgosolo.