
Qualche giorno fa il corso che frequento ha organizzato un’escursione a Barumini, un piccolo comune del medio campidano situato nella storica zona della Marmilla. A dire il vero più che un’escursione è stata una vera e propria gita scolastica (pulmino compreso). Che emozione! Non ne facevo una da quando con le scuole superiori partimmo per un’intensa e coinvolgente settimana in Campania…Ad ogni modo, torniamo a noi…Dopo un breve tragitto in autobus siamo arrivati finalmente a Barumini. A Barumini, infatti, c’è un importante sito archeologico della Sardegna ove sorge il famosissimo nuraghe “Su Nuraxi”. I Nuraghi sono strutture in pietra risalenti al XVIII secolo avanti Cristo con probabile funzione di difesa del territorio e di aggregazione e secondo qualche autore anche di culto.

La giornata era splendida e il sole splendeva in alto, caldo e luminosissimo, regalando colori stupendi ad un già meraviglioso scenario! I resti Nuragici sono, infatti posti, come di consueto, in un’ottimo luogo di avvistamento della verdissima piana circostante. A quei tempi, infatti, riuscire a vedere dal Nuraghe ampie porzioni di territorio significava non solo maggiore sicurezza ma anche possesso di tutto ciò che era a portata di vista! Il mio animo romantico viene istantaneamente appagato dalla vista di tutto quel verde ornato da fiorellini di un intenso color glicine e mi si riempie il cuore al pensiero di tutta la storia che impregna quelle pietre sbozzate!

Un consiglio: Se non siete mai stati a vedere uno spettacolo simile prenotate subito il biglietto! Se siete Sardi poi, non potete farne a meno! Gli studiosi, infatti, sono abbastanza concordi nel ritenere che queste strutture appartengano in tutto e per tutto al popolo Sardo che già in epoche precedenti aveva dato vita alla Sardegna prenuragica e che in seguito alla scoperta e all’utilizzo dei metalli si era evoluto in forme sociali più organizzate dando origine prima ai Nuraghi a corridoio detti proto nuraghi e poi in seguito ai nuraghe oggi più conosciuti: “I Nuraghi a Tholos”.

Purtroppo molti Nuraghi sono stati smantellati e utilizzati come materiale di spoglio a causa della legge delle chiudende e dello sviluppo della rete stradale così oggi molti sono scomparsi e molti altri sono rimasti incompleti. Il nuraghe “ Su Nuraxi”di Barumini, infatti, non è un Nuraghe completo ma vi assicuro che la magia del luogo e il senso di soggezione davanti alla sua maestosità rimangono comunque intatti. Ciò che sorprende maggiormente in un Nuraghe è costituito dal fatto che questi enormi massi si reggano uno sull’altro senza alcun utilizzo di leganti cementizi ma grazie alla cosiddetta “ tecnica ad aggetto” in cui le pietre del giro superiore della struttura tronco conica sporgono su quelle inferiori restringendo piano piano il diametro della struttura verso l’alto e terminando con una pietra di volta che chiude la struttura.

Dai modellini di nuraghe (betili torre) che sono stati ritrovati, generalmente nelle capanne delle riunioni, possiamo, inoltre, desumere con un buon grado di certezza che i Nuraghe disponevano anche di terrazze presumibilmente costruite in materiale ligneo. Il Nuraghe di Barumini è un nuraghe complesso. Per complesso si intende che, oltre alla Torre centrale, dispone anche di altre torri, nel caso specifico quattro. Intorno al Nuraghe si possono ancora osservare i resti del villaggio circostante. Il villaggio era costituito di capanne con “ zoccolo in pietra” e struttura del tetto presumibilmente in legno, fango e argilla a cui poteva essere aggiunto un rivestimento in sughero in qualità di isolante. Personalmente mi sono soffermata a guardare e fotografare una capanna a settori divisa in singoli ambienti affacciati su un piccolo cortile. Sono stata incuriosita dalla presenza di un forno all’interno di un ambiente circolare dotato di sedute di pietra in forma di gradone circolare.

Il mio animo da enogastronomoma è subito volato al pensiero di una panificazione familiare e alla condivisione del pane come momento di socialità ma chissà… Ma questo è proprio il maggior pregio di questi luoghi intrisi di mistero: il potere immaginifico ed evocativo che possiedono!!! Questo tour intorno e all’ interno del Nuraghe, a dire tutta la verità, mi ha letteralmente devastata fisicamente! la causa principale è da attribuirsi al mio poco allenamento fisico!

Le scale sono davvero tortuose e le altezze, nelle scale, talmente ridotte da giustificare una postura abbastanza rannicchiata. Ho pensato che gli abitanti di allora non dovessero essere molto alti ma su questo pare che gli studiosi non siano concordi! A seguire abbiamo visitato casa Zapata che al suo interno racchiude come uno scrigno il tesoro di un altro nuraghe polilobato e fra gli altri oggetti esposti al museo vari reperti appartenenti all’ epoca nuragica.
Fra questi, ovviamente per deformazione professionale e passionale, il mio preferito è una pintadera!

Le pintaderas sono dei timbri che molto probabilmente venivano utilizzati per decorare il pane e forse per indicare chi aveva preparato quel pane. Ne esistono di bellissime e ho visto che qualche artista inizia a riprodurle in forma di ciondoli per collane ma mi sono ripromessa di trovarne una proprio per decorare il pane..magari la potrei far confezionare con il simbolo della mia famiglia!
Durante questa gita abbiamo pranzato “ al sacco”in pratica solo un piccolo panino col prosciutto e una bottiglietta d’acqua. Tornata a casa, dunque, mi andava di preparare qualcosa di sostanzioso e con una buona dose di ortaggi e verdure: un cous cous vegetariano! Per nulla in tema con la gita ma comunque molto adatto all’ occasione. Io preferisco non preparare le verdure tutte insieme in modo che ognuna mantenga un suo sapore. Se vorrete potrete aggiungere dei ceci o della carne ..Io oggi preferisco questa versione più light 😉

Ingredienti per sei porzioni di cous cous:
- Tre bicchieri e mezzo di cous cous
- un peperone giallo
- un peperone rosso
- un peperone verde
- Una melanzana
- Tre carote
- due zucchine
- una cipolla bianca
- un porro
- due spicchi di aglio
- Spezie per cous cous
- Sale q.b.
- Olio q.b.
Procedimento:
Mettere in forno sospesi su una gratella con sotto una teglia di scolo i peperoni e farli cuocere a 180 gradi fin quando la “ buccia” risulterà “bruciacchiata”. Toglierli dal forno e metterli in una busta di cartone, come ad esempio quella del pane, per fargli perdere l’umidità e poterli così spellare più facilmente. Spellarli, tagliarli a striscioline, salarli e metterli in un recipiente ricoperti con dell’olio e uno spicchio d’aglio sminuzzato. Far soffriggere insieme cipolla, porro, carote, spezie e e zucchine e portare a termine le cottura aggiungendo, se necessario, pochissima acqua. Tagliare la melanzana a cubetti molto piccoli, tritare l’aglio e mettere tutto a cuocere in una casseruola con olio d’oliva e sale. Preparare il cous cous come indicato sulla confezione (ogni tipo di cous cous ha ,infatti, i suoi tempi e dosi di preparazione) aggiungere le verdure e servire in tavola.
Io oggi ho preferito presentarlo in questa versione composta ma se preferite potrete presentarlo in versione classica!