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Ingredienti:

3 patate

3 porri

250 gr di orzo

300 gr di ceci

4 carote

Olio evo  dal sapore erbaceo e carciofato q.b.

Circa 3 litri di acqua

un dado vegetale fatto in casa

Eventuale sale q.b.

Una spolverata di  aromi essiccati provenzali: timo,prezzemolo, finocchio, rosmarino, origano, santoreggia, salvia, maggiorana, ginepro.

 

Procedimento:

Mettere a bagno i ceci dal giorno antecedente la preparazione finale.

Fare un soffritto con i porri, le carote e le patate a cui  poi andranno aggiunti tre litri di acqua calda,un dado vegetale fatto in casa, sale q.b.,ceci e orzo e far cuocere lungamente fin quando i legumi e i cereali non risulteranno ben cotti.

Servire in tavola aggiungendo un giro d’olio e una spolverata di spezie provenzali e buon appetito!

 

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Risotto alla Melagrana

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Ingredienti per quattro persone:

2 cipolle grandi

un dado vegetale

una melagrana

450 grammi di riso integrale

sale q.b.

olio evo q.b.

pepe nero q.b.

Formaggio a pasta filata tipo galbanino

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Procedimento:

Tagliare le cipolle a fettine e metterle insieme al riso in una casseruola con olio evo.

Appena la cipolla si sarà ammorbidita aggiungere i chicchi di metà melagrana e un bicchiere di brodo caldo a base di  dado vegetale e far continuare a cuocere aggiungendo acqua calda fin quando il riso si sarà ammorbidito.

Appena il riso sarà cotto  abbassare la fiamma, aggiustare il sale e aggiungere una spolverata di pepe nero e il formaggio a pasta filata grattugiato.

Impiattare, guarnire con i chicchi di melagrana rimasta e servire.

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Zucca di Ottobre

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Ingredienti per quattro persone

300 gr di pasta

4 carote

500 gr di zucca

tre grossi porri

sale q.b.

olio q.b.

acqua q.b.

pepe nero q.b.

Procedimento

Tagliate a pezzetti la zucca, le carote e i porri e mettete tutto in una casseruola con un po’ d’olio e qualche pizzico di sale. Far cuocere fino a quando tutti gli ingredienti non risulteranno morbidi e ben cotti aggiungendo un pochino d’acqua al bisogno. Ultimata la cottura aggiungetevi del pepe nero macinato al momento, un filo d’olio e frullate. Usate il composto per condire il vostro formato di pasta preferito 😉

Riso alla Cantonese

riso alla cantonese

Ingredienti per quattro persone

300 grammi  di Riso Basmati o thai

250 grammi piselli

1 cipolla bianca

200 grammi di prosciutto cotto tagliato a cubetti

tre uova

Procedimento

Far imbiondire la cipolla nell’olio e poi aggiungere i piselli, il sale e mezzo bicchiere d’acqua e ultimare la cottura.

In un’altra padella unta d’olio far cuocere le uova strapazzate con un pizzico di pepe nero e poi ridurle in straccetti utilizzando i rebbi di una forchetta.

Portare l’acqua  salata ad ebollizione e cuocervi il riso lasciandolo leggermente al dente. Scolare il riso e e sciacquarlo con acqua fredda per lavare via l’amido.

In una casseruola molto grande unta d’olio far saltare i dadini di prosciutto cotto e in seguito aggiungere tutti gli altri ingredienti e un filo d’olio e cuocere a fiamma bassa per pochi minuti.

Far intiepidire, servire e buon appetito!

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Una ricetta sana e veloce : Riso Integrale e Fantasia!

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Ingredienti per quattro persone

280 grammi di riso integrale

2 zucchine medie

1 porro grande

250 grammi di piselli congelati

Procedimento:

Tagliare le zucchine e il porro in pezzi piccoli, aggiungere i piselli ancora congelati e mettere tutto in una casseruola con olio e sale (Se si vuole usare poco olio aggiungere un po’ d’acqua).

Far cuocere il riso in abbondante acqua salata, scolare e aggiungervi il condimento precedentemente preparato e un filo d’olio.022

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Lorighittas

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Vi siete mai soffermati a sentire il profumo della semola Senatore Cappelli? Appena ho  aperto la confezione sono stata investita dalla  bionda fragranza delle spighe disposte al sole e accarezzate da un soffio di vento.

Credetemi, non sto assolutamente esagerando questa semola ha un profumo molto evocativo che si fa ancora più deciso e intenso allorquando viene impastata con l’acqua e entra in contatto con la pelle delle mani.

La Semola Senatore Cappelli è ottenuta dalla macinazione di un’antica varietà di grano  duro autunnale selezionata da Nazzareno Strampelli. Questa cultivar ha quasi compiuto il secolo ed oggi viene coltivata soprattutto in Basilicata, in Puglia, in Calabria e in Sardegna (Trexenta, Marmilla e  Sarcidano).

Sarà, dunque, perché ne adoro il profumo e il sapore o perché sono fiera del fatto che venga prodotta in Sardegna o semplicemente perché porta il nome di un  illustre conterraneo di mia madre, l’abruzzese  Raffaele Cappelli ma io oggi la scelgo come ingrediente per la mia ricettina del giorno: Le Lorighittas!

Le Lorighittas sono un formato di pasta, con un intenso color giallo semola, tipico del paese di Morgongiori. Nella forma ricordano vagamente  un orecchino torchon richiuso su se stesso a formare un anello o più spesso una forma più allungata. Devono il loro nome a “ Sa loriga”ovvero l’anello al quale si legavano gli animali. Questa pasta tradizionale, viene prodotta ormai da tanti anni. Si pensi che una relazione  sulle attività economiche rivolta al re di spagna del XVI secolo già le menzionava!

Venivano confezionate fin dalla seconda decade di Ottobre in preparazione della festa di tutti i Santi. Tutte le donne del paese si riunivano intorno al tavolo e tra una chiacchiera e l’altra “facevano sera” confezionando col solo uso delle loro mani questi splendidi gioielli di semola e adagiandoli su cesti e canestri intrecciati per poi farli asciugare. Le donne più anziane a dispetto dell’abbassamento della vista, erano  e sono ancora oggi, quelle più svelte nell’atto di plasmare l’ impasto. Queste Lorighittas sono anche le più belle, frutto di una manualità acquisita da piccole e mai dimenticata. Alla fine della giornata di lavoro le Lorighittas venivano suddivise fra le donne e portate da ognuna nel proprio nucleo familiare e disposte ad asciugare per tre giorni in estate e una settimana in inverno. Per preparare le Lorighittas si forma prima una pallina di impasto che viene tenuta coperta per non farla seccare (io uso un pezzetto di pellicola trasparente). Poi sul tavolo pulito, si allunga l’impasto con un movimento veloce delle mani. Le due mani rivolte con i palmi verso il basso si muovono avanti e indietro sul tavolo per formare una cordicella di impasto. Quest’ultima viene poi arrotolata due volte su tre dita (l’indice, l’anulare e il medio) e intrecciata con un rapido movimento. Un procedimento molto lungo e laborioso, dunque, ma che con tanta esperienza e manualità può diventare incredibilmente semplice e veloce. In Sardegna molti alimenti sono legati ad una storia fantastica e spesso con una morale rivolta ai bambini e ciò avviene anche nel caso delle Lorighittas con la “Storiella di Maria Pungi Pungi”. Maria pungi pungi era una strega che volava nel cielo sulla sua scopa nel giorno di tutti i santi e pungeva con un forcone tutti i ghiottoni che avevano mangiato troppo quel giorno. Allora le mamme consigliavano ai bambini di lasciare qualche Lorighittas nel piatto per Maria pungi pungi. A casa mia poco lontano da li, a Cagliari, nel frattempo  vigevano ben altre regole: se lasciavi qualcosa nel piatto erano guai!

Ingredienti

Semola rimacinata

Acqua

Sale

Procedimento

Impastare a mano in un contenitore capiente la semola e l’acqua con disciolto all’interno il sale.023

Trasferire l’impasto sulla spianatoia per lavorarlo a mano fino a renderlo omogeneo. I colori della foto non  so perché ma non sono i colori reali, purtroppo, ma per fortuna questo non influisce sul procedimento.

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Far riposare brevemente l’impasto avvolto in una pellicola e poi iniziare la lavorazione.Per preparare le Lorighittas si forma prima un tozzetto di impasto che viene tenuto coperto per non farlo seccare (io uso un pezzetto di pellicola trasparente). Poi sul tavolo pulito, si allunga l’impasto con un movimento veloce delle mani. Le due mani rivolte con i palmi verso il basso si muovono avanti e indietro sul tavolo per formare una cordicella di impasto. Ora si può lavorare intorno alle dita senza reciderla alla base oppure si può prima tagliare la cordicella di impasto per poi iniziare la lavorazione. La prima è la lavorazione più corretta ma a me, che non sono troppo esperta, vien meglio nel secondo modo.

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Quest’ultima viene poi arrotolata due volte su tre dita (l’indice, l’anulare e il medio) e intrecciata con un rapido movimento. purtroppo non ho nessuno che mi fotografi mentre creo la Lorighittas ma spero di essermi spiegata bene col testo scritto e mi riservo in futuro l’aggiunta di alcune foto illustrative. Una volta pronte le Lorighittas possono essere adagiate su un canestro intrecciato ma io purtroppo non possedendone uno le ho posate su un  vassoio di cartone per alimenti spolverato di fecola e farina. Le Lorighittas  disposte  sul vassoio dovranno asciugare per tre giorni in estate e una settimana in inverno. dopo cotte,potranno essere condite in maniera tradizionale con sugo semplice o ragù di galletto oppurealle verdure e in tutti i modi che vi suggerisce la fantasia.

045P.S. imparate dai miei errori…qualche anello si è rotto nell’atto di scolare la pasta, forse perché non le ho sigillate bene o perché le ho scolate tutte assieme.Sarebbe meglio usare una schiumarola!

Culurgiones Ogliastrini

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I culurgiones  sono una specialità Sarda della zona dell’ Ogliastra ma che si è poi estesa a tutta la Sardegna con numerose varianti specialmente in relazione alla tipologia di formaggio amalgamato all’impasto che spazia da “ Su viscidu”e “su Casu Axedu” al pecorino fresco o  stagionato. La mia famiglia li prepara con il solo pecorino fresco. In alcuni paesi i Culurgiones  hanno nomi diversi come, ad esempio, culurgionis, culurxionis etc etc e vengono considerati come un dono prezioso e apotropaico per proteggere la famiglia dai lutti. La chiusura del culurgiones è una vera e propria arte tramandata di madre in figlia e viene chiamata” Sa Spighitta” perché ricorda una spiga di grano e in passato era augurio di buon raccolto.

         Ingredienti:

220 gr di semola rimacinata di grano duro

80 gr di farina 0

Acqua q.b. (quanta ne prende la farina e cmq circa 150 grammi)

Due cucchiai di olio extravergine di oliva

un pizzico di sale

600 gr di patate farinose (le stesse che si usano per gli gnocchi)

Foglie di menta (più o meno 10)

40 gr di pecorino fresco

mezzo bicchiere di olio extravergine di oliva

uno spicchio d’aglio

Un pizzico di pepe nero

Sale q.b.

Procedimento:

Per prima cosa prepariamo il ripieno. Peliamo e facciamo cuocere a vapore le patate e poi passiamole con il passapatate, uniamo il formaggio, la menta fresca tritata,  un pizzico di pepe nero e mezzo bicchiere di olio extravergine di oliva in cui avremo precedentemente fatto soffriggere un grosso spicchio di aglio. Aggiungiamo poi il sale e facciamo raffreddare.

A questo punto prepariamo la sfoglia.

Mettiamo la farina  e la semola a fontana  in un contenitore capiente e versiamo al centro l’acqua mischiata con due cucchiai di olio extravergine di oliva e il sale. Impastiamo il tutto con le mani su una spianatoia e stendiamo la sfoglia molto sottile. Io utilizzo la macchinetta per la pasta e la lavoro prima più grossa e poi sempre più sottile. Ora mettiamo il ripieno all’interno della sfoglia e chiudiamoli come i ravioli normali o se vogliamo cimentiamoci nella chiusura spigata.

Per ottenere “Sa Spighitta” ci vuole tanta manualità per prima cosa facciamo dei cerchi di pasta utilizzando un bicchiere. Poi pieghiamoli a metà tenendoli fra l’indice e il pollice e adagiamo l’impasto all’interno. Per formare la spiga pizzichiamo il bordi della pasta sovrapponendola avendo cura di sigillare bene la punta finale. Adagiamoli su un vassoio infarinato e facciamoli poi cuocere per cinque minuti circa in acqua salata dopo l’ebollizione. Condire con un sugo semplice al basilico o con un sugo con la salsiccia.

Ingredienti per il sugo di salsiccia:

400 gr di salsiccia aromatizzata al finocchietto selvatico

foglie di basilico q.b.

sale q.b.

4 carote

due cipolle bianche

600 gr di pelati o cubetti

pecorino

peperoncino q.b.

Procedimento:

Privare la salsiccia del budello e ridurla in pasta.In seguito,tritare finemente le cipolle e le carote e far soffriggere insieme alla salsiccia con abbondante olio extravergine di oliva, peperoncino e sale.Quando il tutto sarà ben rosolato aggiungere i pelati di pomodoro in parte frullati con il frullatore ad immersione e in parte ridotti in tocchetti. Dopo che si sarà raffinato aggiustare di sale e valutare l’acidità per correggerla eventualmente con un cucchiaino di zucchero bianco. Spegnere e far raffreddare con il coperchio mettendovi del basilico per insaporire.

 

Girelle di Ricotta e Zucchine

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Ingredienti:

  • due zucchine medie
  • mezza cipolla bianca
  • 225 grammi di ricotta
  • Un pizzico di Pepe nero macinato
  • Un uovo
  • Mezza bustina di zafferano
  • Sale q.b.
  • Provola affumicata tagliata in 8 fette dello spessore di una sottiletta
  • 4 sfoglie di lasagne fresche

Procedimento:

Lavare e tagliare le zucchine e la cipolla in piccoli pezzi. Mettere zucchine, la cipolla, il sale e lo zafferano in una casseruola con dell’olio extravergine di oliva e lasciar cuocere fino a quando le zucchine saranno morbide. Lasciar raffreddare le zucchine e le cipolle e poi amalgamarle con la ricotta.

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Valutare il sale e aggiungere un uovo avendo cura di incorporarlo bene nel composto. Stendere una prima sfoglia e mettervi all’interno due fette di provola e il composto di ricotta e verdure e nuovamente la provola e la sfoglia.

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Arrotolare la sfoglia su se stessa fino a formare un cilindro e poi tagliarlo in fette ottenendo così delle girelle che verranno poi sistemate in una teglia foderata con carta da forno bagnata e strizzata.

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Procedere allo stesso modo con le altre due sfoglie e il rimanente ripieno, spolverare con un pizzico di pepe nero e infornare a 180 gradi fino ad ultimare la cottura.

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Quattro passi nella storia e un cous cous di verdure.

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Qualche giorno fa il corso che frequento ha organizzato un’escursione a Barumini, un piccolo comune del medio campidano situato nella storica zona della Marmilla. A dire il vero più che un’escursione è stata una vera e propria gita scolastica (pulmino compreso). Che emozione! Non ne facevo una da quando con le scuole superiori partimmo per un’intensa  e coinvolgente settimana in Campania…Ad ogni modo, torniamo a noi…Dopo un breve tragitto in autobus siamo arrivati finalmente a Barumini. A Barumini, infatti, c’è un importante sito archeologico della Sardegna ove sorge il famosissimo nuraghe “Su Nuraxi”. I Nuraghi sono strutture in pietra risalenti al  XVIII secolo avanti Cristo con probabile funzione di difesa del territorio  e di aggregazione e secondo qualche autore anche di culto.

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La giornata era splendida e il sole splendeva in alto, caldo e luminosissimo, regalando colori stupendi ad un già meraviglioso scenario! I resti Nuragici sono, infatti posti, come di consueto, in un’ottimo luogo di avvistamento  della verdissima piana circostante. A quei tempi, infatti, riuscire a vedere dal Nuraghe ampie porzioni di territorio significava non solo maggiore sicurezza ma anche possesso di tutto ciò che era a portata di vista! Il mio animo romantico viene istantaneamente appagato dalla vista di tutto quel verde ornato da fiorellini di un intenso color glicine e mi si riempie il cuore al pensiero di tutta la storia che impregna quelle pietre sbozzate!  

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Un consiglio: Se non siete mai stati a vedere uno spettacolo simile prenotate subito il biglietto! Se siete Sardi poi, non potete farne a meno! Gli studiosi, infatti, sono abbastanza concordi nel ritenere che queste strutture appartengano in tutto e per tutto al popolo Sardo che già in epoche precedenti aveva dato vita alla Sardegna prenuragica e che in seguito alla scoperta e all’utilizzo dei metalli si era evoluto in forme sociali più organizzate dando origine prima ai Nuraghi a corridoio detti proto nuraghi e poi in seguito ai nuraghe oggi più conosciuti: “I Nuraghi a Tholos”.

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Purtroppo molti Nuraghi sono stati smantellati e utilizzati come materiale di spoglio a causa della legge delle chiudende e dello sviluppo della rete stradale così oggi molti sono scomparsi e molti altri sono rimasti incompleti. Il nuraghe “ Su Nuraxi”di Barumini, infatti, non è un Nuraghe completo ma vi assicuro che la magia del luogo e il senso di soggezione  davanti alla sua maestosità rimangono comunque intatti. Ciò che sorprende maggiormente in un Nuraghe è costituito dal fatto che questi enormi massi si reggano uno sull’altro senza alcun utilizzo di leganti cementizi ma grazie alla cosiddetta “ tecnica ad aggetto” in cui le pietre del giro superiore della struttura tronco conica sporgono su quelle inferiori restringendo piano piano il diametro della struttura verso l’alto e terminando con una pietra di volta che chiude la struttura.

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Dai modellini di nuraghe (betili torre) che sono stati ritrovati, generalmente nelle capanne delle riunioni, possiamo, inoltre, desumere con un buon grado di certezza che i Nuraghe disponevano anche di terrazze presumibilmente costruite in materiale ligneo. Il Nuraghe di Barumini è un nuraghe complesso. Per complesso si intende che, oltre alla Torre centrale, dispone anche di altre torri, nel caso specifico quattro. Intorno al Nuraghe si possono ancora osservare i resti del villaggio circostante. Il villaggio era costituito di capanne con “ zoccolo in pietra” e struttura del tetto presumibilmente in legno, fango e argilla a cui poteva essere aggiunto un rivestimento in sughero in qualità di isolante. Personalmente mi sono soffermata a guardare e fotografare una capanna a settori divisa in singoli ambienti affacciati su un piccolo cortile. Sono stata incuriosita dalla presenza di un forno all’interno di un ambiente  circolare dotato di sedute di pietra in forma di  gradone circolare.

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Il mio animo da enogastronomoma è subito volato al pensiero di una panificazione familiare e alla condivisione del pane come momento di socialità ma chissà… Ma questo è proprio il maggior pregio di questi luoghi intrisi di mistero: il potere immaginifico ed evocativo che possiedono!!!  Questo tour intorno e all’ interno del Nuraghe, a dire tutta la verità, mi ha letteralmente devastata fisicamente! la causa principale è da attribuirsi al mio poco allenamento fisico!

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  Le scale sono davvero tortuose e le altezze, nelle scale, talmente ridotte da giustificare una postura abbastanza rannicchiata. Ho pensato che gli abitanti di allora non dovessero essere molto alti ma su questo pare che gli studiosi non siano concordi! A seguire abbiamo visitato casa Zapata che al suo interno racchiude come uno scrigno il tesoro di un altro nuraghe polilobato e fra gli altri oggetti esposti al museo vari reperti appartenenti all’ epoca nuragica.

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Fra questi, ovviamente per deformazione professionale e passionale, il mio preferito è una pintadera!

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Le pintaderas sono dei timbri che molto probabilmente venivano utilizzati per decorare il pane e forse per indicare chi aveva preparato quel pane. Ne esistono di bellissime e ho visto che qualche artista inizia a riprodurle in forma di ciondoli per collane ma mi sono ripromessa di trovarne una proprio per decorare il pane..magari la potrei far confezionare con il simbolo della mia famiglia!

Durante questa gita abbiamo pranzato “ al sacco”in pratica solo un piccolo panino col prosciutto e una bottiglietta d’acqua. Tornata a casa, dunque, mi andava di preparare qualcosa di sostanzioso e con una buona dose di ortaggi e verdure: un cous cous vegetariano! Per nulla in tema con la gita ma comunque molto adatto all’ occasione. Io preferisco non preparare le verdure tutte insieme in modo che ognuna mantenga un suo sapore. Se vorrete potrete aggiungere dei ceci o della carne ..Io oggi preferisco questa versione più light 😉

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Ingredienti per sei porzioni di cous cous:

  • Tre bicchieri e mezzo di cous cous
  • un peperone giallo
  • un peperone rosso
  • un peperone verde
  • Una melanzana
  • Tre carote
  • due zucchine
  • una cipolla bianca
  • un porro
  • due spicchi di aglio
  • Spezie per cous cous
  • Sale q.b.
  • Olio q.b.

Procedimento:

Mettere in forno sospesi su una gratella con sotto una teglia di scolo i peperoni e farli cuocere a 180 gradi fin quando la “ buccia” risulterà “bruciacchiata”. Toglierli dal forno e metterli in una busta di cartone, come ad esempio  quella del pane, per fargli perdere l’umidità e poterli così spellare più facilmente. Spellarli, tagliarli a striscioline, salarli e metterli in un recipiente ricoperti con dell’olio e uno spicchio d’aglio sminuzzato. Far soffriggere insieme cipolla, porro, carote, spezie e e zucchine e portare a termine le cottura aggiungendo, se necessario, pochissima acqua. Tagliare la melanzana a cubetti molto piccoli, tritare l’aglio e mettere tutto a cuocere in una casseruola con olio d’oliva e sale. Preparare il cous cous come indicato sulla confezione (ogni tipo di cous cous ha ,infatti, i suoi tempi e dosi di preparazione) aggiungere le verdure e servire in tavola.

 Io oggi ho preferito presentarlo in questa versione composta ma se preferite potrete presentarlo in versione classica!

 

 

Fagiolata al Pomodoro

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Oggi il clima “frizzantino” mi ha fatto venir voglia di caldi legumi, copertina in perfetto stile Linus, divano e camino. Purtroppo, oltre a non possedere un camino, ho tante cose da sbrigare e troppi impegni per abbracciare pigramente la coperta ma almeno un bel piatto  a base di fagioli voglio proprio concedermelo! Per fortuna ho in freezer dei fagioli, che avevo precedentemente messo a bagno e che erano avanzati da una precedente preparazione, così li posso recuperare e posso  scrivere,  con soddisfazione, sulla mia lavagnetta da cucina: “oggi Fagiolata” e dare così inizio “alle danze”!

Ingredienti: 

70 gr fagioli cannellini

70 gr fagioli borlotti

70 gr fagioli bianchi di spagna

2 barattoli di polpa di pomodoro a pezzetti

sale q.b.

olio evo q.b.

peperoncino q.b.

tre spicchi di aglio

un dado

un rametto di rosmarino.

Procedimento:

mettere a bagno i tre tipi di fagioli la notte prima.

il giorno dopo lavare i fagioli e far bollire in acqua salata con uno spicchio d’aglio e qualche ago di rosmarino tritato e in seguito scolare i fagioli serbandone l’acqua di cottura.Far soffriggere il rimanente aglio tritato insieme al peperoncino e un po’ di rosmarino tritato e in seguito aggiungere i fagioli per farli insaporire nell’olio. Aggiungere i due barattoli di polpa di pomodoro in pezzi e far cuocere fino a raffinare il sugo. Aggiungere un dado e un mestolo di acqua di cottura dei fagioli e continuare a cuocere fino a cottura ultimata. Aggiungere dell’altra acqua di cottura dei fagioli  e continuare la cottura se necessario.  Aggiungere del sale  se necessario e buon appetito.

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