
Ed oggi ho proprio voglia di piadina…Ricordo ancora la prima volta che la assaggiai a Rimini in un piccolo localino all’aperto a borgo San Giuliano! Fu un colpo di fulmine! Il piccolo borgo antico nato come borgo di pescatori che si specchia sull’acqua e che oggi è affrescato da murales in stile felliniano faceva da cornice… e il profumo, il sapore schietto e sincero della piadina e della sua farcitura inebriavano i miei sensi!!! Che giornata meravigliosa e quanti ricordi!!! L’ospitalità Romagnola con quel simpatico accento, la passeggiata per le stradine del borgo, l’antico ponte di Tiberio, l’ invernale aria frizzantina e gli anziani in giro in bicicletta! A me la piada oggi evoca tutto questo! e forse non è così solo per me perchè in fondo dire piada è come dire Romagna, infatti, la piada è a tutti gli effetti un’ambasciatrice del territorio Romagnolo poichè è un prodotto tipico conosciuto in tutto il mondo.Viene chiamata con vari nomi fra i quali i più noti sono piada e piadina. Ad ogni modo il termine piada parrebbe essere il più antico poichè si ritrova contemplato nelle fonti storiche sin dal XIV secolo sebbene la piada come la conosciamo oggi sia conosciuta sin dal XVI secolo.I Romani adoravano la piadina e spesso erano soliti accompagnarla con del formaggio usanza che il grande Catone definì riprovevole! Anche quando sulle tavole comparì il pane lievitato la piada rimase comunque sempre presente e sempre apprezzata fino ai giorni nostri con la sua tipica forma che Pascoli definì: “liscia come un foglio e grande come la luna”. Questa grande luna piena ha uno spessore che varia di zona in zona come varia anche la ricetta: di zona in zona e di casa in casa! Nel riminese, ad ogni modo, la piada è in genere sottile e sfogliata ed è simile anche a Riccione e Cattolica mentre a Ravenna, Imola, Faenza e Forlì ha uno spessore maggiore e non è sfogliata.
La mia Ricetta è quella della Piadina Riminese, piadina che ha anche un proprio disciplinare IGP che indica come ingredienti obbligatori: la farina di grano “00” l’acqua e il sale e contempla la possibilità di far uso di diverse materie opzionali. Vi è, infatti, ad esempio la possibilità di miscelare all’impasto alcune farine aggiunte (integrale, frumentone, farine di polenta). Può inoltre essere impastata con strutto, latte o olio extravergine di oliva, e facoltativamente può essere aggiunto all’impasto del bicarbonato di sodio o del lievito chimico.
Nella realtà nella cucina casalinga qualche “azdora” aggiunge alla preparazione anche una goccia di miele per rendere il prodotto maggiormente dorato dopo la cottura. La piadina viene tradizionalmente cotta sul testo romagnolo, ovvero una lastra in pietra refrattaria. Per quanto riguarda la farcitura un detto Riminese recita:” la pida se parsot la pis un po’ ma tot!”( la piada col prosciutto piace un po’ a tutti!) in genere viene fatta in molteplici modi anche se gli abbinamenti più famosi sono: al prosciutto della vicina carpegna, cosiddetta montagna del prosciutto, squacquerone e rucola, ai sardoncini gratinati, salsiccia e cipolla. Nei ristoranti però viene servita anche ” in purezza” come sostituta del pane!
Io, personalmente, amo quella col prosciutto di carpegna, rucola e squacquerone e non amo utilizzare lo strutto in cucina poichè presto sempre un po’ di attenzione al colesterolo! Pertanto oggi vi darò la ricetta della mia piadina all’olio extravergine di oliva accompagnata da prosciutto di carpegna, rucola e squacquerone.
Ingredienti:
- 400 gr di farina00
- 1 cucchiaio di sale
- 250 ml di acqua molto calda
- 5 cucchiai di olio extravergine di oliva.
- squacquerone
- prosciutto crudo di carpegna
- rucola
Procedimento:
In un contenitore capiente mettere la farina mischiata con il sale. Far scaldare l’acqua in un pentolino e quando sarà calda spegnere il fuoco, aggiungere l’olio e versarlo in una piccola buca praticata nella farina.
Lavorare l’impasto fino a renderlo omogeneo. Far riposare l’impasto per circa venti minuti.

Infarinare la spianatoia e stendere con un mattarello la pasta fino a formare un disco della grandezza di un piatto piano.

Bucherellare il disco con una forchetta. Far scaldare il testo o una padella antiaderente spennellata con poco olio e appena sarà diventata molto calda cuocere la piada per pochi minuti nei due lati fino a doratura.
Togliere la piada dal fuoco e spalmarvi all’interno lo squacquarone. Aggiungere poi il prosciutto e la rucola ben lavata e asciugata in un tovagliolo di carta. Ripetere l’operazione per ogni disco e possibilmente accompagnare la piada ad un buon calice di sangiovese!