In territorio di Sant’Elia, quartiere conosciuto per la storica presenza dello Stadio di calcio, si erge un promontorio formato da rocce sedimentarie ricche di fossili e di vegetazione. La roccia che nella forma somiglia ad un’enorme sella crea uno scenario affascinante e suggestivo che si può ammirare dalla spiaggia del Poetto o dal vicino porticciolo di Marina piccola.
Già da bambina questo spuntone roccioso mi veniva indicato come “ La Sella del Diavolo” e ammetto che questo nome un po’ mi spaventava.
Spesso, nelle serate estive, con i miei genitori e amici di famiglia ci si recava al porticciolo, in cerca di refrigerio e capitava che “ i Grandi” per riposare dalla lunga passeggiata,si sedessero sui gradoni davanti alla banchina delle barche. Noi piccini nel frattempo, girati dalla parte opposta, fantasticavamo sulla “Sella” raccontandoci l’un l’altro “Storie di Paura”. La fantasia è fervida a quell’età e potevamo inventare senza mai annoiarci per ore e ore…
Oggi mi sono sentita un po’ bambina nel sentir raccontare una storia sulla Sella del diavolo. Non una storia qualunque ma la leggenda che si tramanda da lungo tempo.
Si narra, infatti, che Lucifero e la sua schiera di demoni rimasero talmente tanto affascinati dal golfo di Cagliari da volercisi stabilire.
Dio allora raccolse a difesa dello splendido golfo l’arcangelo Michele seguito da un esercito angelico e fu così che il cielo cagliaritano fece da sfondo alla storica battaglia del bene contro il male. Inutile dirvi che come nelle migliori storie il bene trionfa! Lucifero viene disarcionato dal suo animale e la sua sella cade e si pietrifica nella zona meridionale Cagliaritana che oggi separa la spiaggia del Poetto da quella di Calamosca.
Ad ogni modo esistono due versioni di questa storia e nella seconda di queste, si narra che Dio aveva fatto dono agli angeli di un golfo bellissimo in cui le persone vivevano in pace e con amore. Il diavolo e suoi demoni si erano ingelositi e avevano iniziato una guerra nei cieli di Cagliari. Gli angeli ebbero la meglio e con onde altissime scagliarono Lucifero a terra che con l’impatto del suo corpo, cadendo a cavalcioni, diede la forma di sella a quella roccia.
Il famoso golfo oggetto di contese, invece, prese il nome dei vincitori che ancor oggi lo proteggono diventando così il “ Golfo degli Angeli”.
Da Bambina, nonostante quel luogo mi incutesse paura, chiedevo sempre ai miei genitori o ai miei nonni di poterlo visitare. Lo guardavo dal Poetto o da Marina Piccola e cercavo di capire se ci si potesse avventurare fin lassù. Mi veniva sempre risposto: “ Non è possibile perché la Sella è zona militare”.
Ma se è vero che il versante nord, che guarda verso Marina Piccola ed il Poetto è zona Militare non è vero che la sella non sia accessibile dal lato di Calamosca! Così oggi in un’assolata mattina con jans e scarpe comode per la prima volta nella mia vita ho visitato “la sella!” L’ho fatto in compagnia delle mie compagne di corso ed è stata un esperienza davvero divertente e istruttiva oltre che stancante! Forse la stanchezza è derivata più dalla calda giornata che dal percorrere il sentiero che tutto sommato è agevole e non è poi tanto lungo! L’importante è avere scarpe comode e non con suola liscia perché la roccia, levigata dal tempo e dal passaggio, affiorante dal terreno potrebbe risultare un po’ scivolosa. Un’altro consiglio che mi sento di darvi, nel caso intendiate fare questa esperienza, è quello di portare con voi dell’acqua da bere perché, ovviamente, non vi sono punti di ristoro in questa natura affascinante e incontaminata! Troverete tanti bei localini molto panoramici che si specchiano sull’acqua solo prima di intraprendere il percorso o di ritorno dal percorso stesso. Il percorso che la nostra guida ha scelto per arrivare in cima è un percorso facile segnalato da cerchi verdi dipinti sulla pietra. Mi sono sentita un po’ come pollicino nel seguire tutti questi cerchietti immersa nei profumi della vegetazione mediterranea che si staglia rigogliosa su favolosi scenari marini. Ciò che ho apprezzato maggiormente è il fatto che quella natura custodiva tesori, tesori lontani nel tempo, ognuno con la sua storia, il proprio modo di segnare il territorio trasformandolo, le sue tradizioni,le credenze e modi di vita che l’hanno plasmato. Sulla sommità, in un tempo ormai lontano, sorgeva il tempio di Astarte, dea Fenicia che rappresentava Venere , detta anche Ishtar coincidente anche, oltre che con altri nomi, con uno dei nomi di Lucifero.
Lucifero, infatti, è il nome che portava il diavolo prima di ribellarsi a Dio. In seguito diventerà satana o diavolo ovvero avversario, colui che divide. Mentre ascoltavo la guida che narrava la storia del luogo mi sono chiesta, se questo sito come tanti altri portasse i segni della Cristianizzazione che, come noto, cercava di debellare antichi culti pagani e se quindi il nome: “Sella del diavolo” avesse qualcosa a che fare con la presenza di questo tempio! In seguito ho trovato le risposte che cercavo nelle parole della guida che ci ha raccontato che Il culto di Astarte prevedeva la prostituzione di giovani donne con marinai di passaggio. Le giovanissime rimanevano nel tempio fino al primo incontro carnale e solo in seguito a questo congiungimento potevano essere liberate dalla schiavitù.
Con questo rito, quindi, veniva ossequiato un idolo che per di più aveva anche un lato oscuro! Astarte era, infatti, Dea della guerra!della sessualità! Insomma per i Cristiani era l’immagine del peccato! Era il Male! Era il diavolo! Fiera delle mie intuizioni ho continuato la scoperta del territorio.
In questo sito, vi è una cisterna punica molto profonda e una cisterna romana a forma tronco- conica. Volevo sporgermi meglio per scattare la foto ma le profondità della terra mi fanno un po’ paura e inoltre avevo paura mi cadessero gli occhiali in quel buco profondo!
In questo posto silenziosissimo dove un insetto ronzante fa davvero rumore nell’XI secolo i Monaci Vittorini costruirono un monastero e si occuparono dell’intero territorio circostante comprendente le saline, le aree dedicata alle colture e le peschiere. Quale posto migliore per un luogo di ritiro e preghiera? Anche i pisani lasciarono una loro impronta sul territorio costruendovi una torre detta “torre della Lanterna” oppure torre di Pouhet, ovvero pozzetto (data la prossimità con la cisterna Romana), dalla quale secondo alcuni deriverebbe il nome della vicina spiaggia del Poetto.
Gli Spagnoli nel XVI secolo vi costruirono una torre di avvistamento ma purtroppo oggi di questa torre non rimangono che poche pietre ammassate che fanno appena intuire che si tratti appunto di una torre. Durante il secondo conflitto mondiale furono realizzate alcune costruzioni utilizzando molto probabilmente materiali di spoglio provenienti dai resti di una chiesa dedicata a Sant’Elia. La zona di Sant’Elia, infatti, deve il suo nome al fatto di essere stata,secondo una lunga tradizione, teatro del Martirio dell’omonimo Santo. Sant’Elia, durante le persecuzioni di Diocleziano,sarebbe stato ucciso proprio in questi luoghi.
Ho percorso la strada a ritroso abbastanza velocemente trascinata dall’unico desiderio di vincere la calura con un sorso di qualcosa di fresco da gustare nei localini sul mare e con la felicità della bambina di allora che ha scoperto “ la Sella” e i suoi segreti.