Pareti bianche, ambiente illuminato, tovagliato bianco ottico, totale assenza di profumi o odori nell’ambiente, silenzio. Ecco che abbiamo ricreato virtualmente l’ambiente adatto alla degustazione. Luce per cogliere le sfumature di colore, per valutare l’eventuale perlage, per apprezzare le cosiddette “ lacrime”e per verificare la presenza o meno di sedimenti. Tovagliato bianco per non ingannare la percezione del colore e magari un giornale poggiato sul tavolo per verificare se possiamo leggere attraverso il bicchiere e valutare la limpidezza. Assenza di odori e profumi per concentrarci su quelli presenti nel vino. Silenzio per favorire la concentrazione. Avete immaginato questa stanza? Bene. Ora se non avete messo il profumo stamattina, se avete la giusta concentrazione e non avete fumato, bevuto caffè, mangiato caramelle alla menta, alla liquirizia o comunque balsamiche o alimenti che possono alterare la vostra percezione sensoriale (ad esempio aglio o cipolla) e se non siete raffreddati potete entrare. In tutti gli altri casi ho appeso fuori un cartello con la vostra faccia con sopra una croce e con scritto sotto: “ io qui non posso entrare”. Ora coloro che soddisfano le condizioni di ingresso entrino con me e si accomodino nei lunghi banchi uno accanto all’altro. Guardatevi intorno. Siete in un laboratorio chimico? Avete intorno apparecchi sofisticati e macchinari vari? No, niente di tutto ciò! Come farete allora ad analizzare il vino? Certo non potrete fare un analisi chimico- strumentale. Qui oggi ci si potrà servire soltanto dei propri sensi e l’unico vostro alleato sarà il bicchiere standard da degustazione. Chiameremo questa esperienza analisi organolettica.
Prendo un bicchiere in mano con un vino bianco giovane, inizio a descriverlo ma noto il vostro sguardo scettico! Avete la faccia di chi pensa che mi stia inventando tutto!!! Niente di più falso….ma come posso convincervi che è tutto vero? Ok, organizzo un fuori programma…. Vi consegno una zolletta di zucchero e vi chiedo di assaggiarla. Com’è? Tutti risponderete dolce. Perfetto! Questo è un dato “oggettivo”. Ciò vuol dire che con i nostri sensi riusciamo a stabilire un dato condivisibile. Con il vino accade la stessa cosa! C’è solo bisogno di un po’ più di allenamento!
Sotto il tavolo troverete una valigetta per ogni partecipante, estraete da questa tre bicchieri e metteteli in fila sul tavolo. Come potete osservare si tratta di calici da degustazione, il vetro è trasparente, annusandoli vi renderete conto che sono privi di odori anche perché sono stati lavati con acqua calda e senza altri prodotti. L’utilizzo di detersivi potrebbe, infatti, falsare la degustazione facendo scivolare il vino troppo velocemente sulle pareti del bicchiere e inibendo l’eventuale sviluppo del perlage. Osservateli bene: Sono privi di residui di “pelucchi” perché sono stati asciugati con il lino. La loro foggia è panciuta e si restringono verso l’alto per far confluire tutti gli aromi verso il naso. Oggi questo pratico bicchiere ha sostituito il tastevin che è rimasto un oggetto simbolo dell’A.I.S. e parte della divisa ma che un tempo era utilizzato per l’assaggio del vino. Il tastevin (letteralmente assaggia-vino) è un oggetto curioso di forma rotondeggiante in argento o silver plated dotato di un piccolo manico e di un incavo con la funzione di tazza di assaggio. All’interno dell’incavo ovvero sul fondo della “ tazza” vi sono una bolla per stabilire il livello massimo di vino da versare nella “ tazza”, 8 incavi rotondeggianti (per valutare i vini rossi), 17 o 18 nervature incavate per la valutazione dei vini bianchi e 14 perline in rilievo con la funzione di arieggiare il vino.
Ora prendete i calici in mano. Chiunque abbia preso il bicchiere dal “calice” e non dallo stelo o dalla base esca subito dall’aula o corregga la posizione delle mani senza farsi notare! Lo stelo esiste anche per evitare che l’odore o il profumo eventualmente presente sulla pelle delle mani interferisca con la degustazione oltre che per favorire la roteazione del bicchiere! Questo è ciò che è successo, anche se un po’ romanzato ovviamente, alla mia prima lezione di degustazione ed è ciò che succede grossomodo ad ogni prima lezione di degustazione di un master o di un corso che abbia ad oggetto il vino! Ovviamente nessuno vi metterà fuori un cartello con la vostra faccia e una croce sopra come ho fatto io con voi ma sicuramente vi saranno date queste istruzioni per le degustazioni successive. Vi consiglio, se non avete mai fatto un corso di degustazione e vi interessa l’argomento di vivere questa esperienza personalmente perché la prima degustazione è un evento unico, curioso, intenso ed è ancora più curioso e interessante scoprire i segreti e i riti del vino, la sua storia, le sue tradizioni e peculiarità attraverso un corso completo! La prima degustazione sarebbe preferibile che avvenisse alla cieca in modo da non farsi influenzare dalla notorietà o meno della bottiglia.
Un corso, inoltre, potrà aiutarvi ad imparare a gustare il vino in modo pieno e vi servirà a parlare la stessa lingua per parlare di vino. Avere un linguaggio condiviso aiuta a descrivere un vino e ciò a maggior ragione se si vorrà raggiungere un metodo con un altro grado di oggettività. Io ho avuto occasione con il master in prima battuta e poi con un corso di conoscere il linguaggio dell’A.I.S. e devo dire che si presta in maniera più che efficace a questo scopo e consta di ben 116 termini ma non preoccupatevi con la pratica e un po’ di metodo ricordarli non sarà difficile. Io per oggi mi fermo qui ma vi prometto che in questo blog, farò comunque ciò che è in mio potere per trasmettervi in futuro qualche conoscenza in più sul vino che poi potrete sempre approfondire con l’esperienza personale e magari con qualche corso.